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Il cammino della Rinascita

Dalla fine dell'800 ad oggi

La Rinascita di Corleone

La travagliata storia di Corleone che, tra Luci ed Ombre, cerca la propria R I N A S C I T A

Bernardino Verro
L'inizio del secolo: Bernardino Verro, Placido Rizzotto, Pio La Torre. L'antimafia sconosciuta Bernardino Verro, difensore dei diritti e dei bisogni dei contadini, organizzò il primo congresso nazionale dei ``Fasci siciliani`` (31 Luglio 1893), durante il quale fu definito il primo contratto sindacale scritto che riconobbe il patto di mezzadria e definì i termini del lavoro contadino in generale. Furono organizzati per l'applicazione di questi patti scioperi e Verro fu arrestato più volte. Egli, ogni volta che ritornava libero, riprendeva la sua lotta: sviluppo' le cooperative di consumo e di produzione, getto' le basi dell'affittanza collettiva degli ex feudi, mettendosi in contrasto con i gabelloti che perdevano il mezzo di predominio. Nel 1914 fu eletto sindaco. I nobili proprietari e il loro braccio armato non poterono accettare anche questo e, il 3 Novembre 1915 in pieno giorno fu ucciso con 11 colpi di rivoltella, in via Tribuna, oggi via Bernardino Verro, là dove ora sorge una lapide.
Placido Rizzotto
Dopo vent'anni un corleonese semianalfabeta, Placido Rizzotto, ritornato dalla guerra, riprende le lotte dei contadini per svincolarsi dallo sfruttamento. Passarono circa 30 anni, prima che si riprendessero le lotte dei contadini per liberarsi dallo sfruttamento. Uno di loro, Placido Rizzotto, semianalfabeta, dopo aver combattuto in guerra e con i partigiani, tornò a Corleone dove era nato.
Qui fu eletto segretario della Camera del lavoro ed organizzo' le prime lotte per la terra. Vi furono i primi scioperi ed assemblee affollate nel corso delle quali i contadini individuarono i feudi da occupare, strappandoli ai gabelloti e ai campieri per coltivarli in base a regolari assegnazioni, come previsto dai Decreti del ministro dell'Agricoltura dei governi di unità nazionale, Fausto Grillo. Campiere di uno di questi feudi era un giovane che diventerà tristemente famoso: Luciano Liggio. Tra Rizzotto e Liggio già fin da ora non ci sono punti di intesa. Intanto i latifondisti e i gabelloti mafiosi strinsero il cerchio intorno ai ``sovversivi`` e Placido Rizzotto ne ebbe subito la consapevolezza ma non mostro' segni di cedimento. `` Anche se io crepassi di fame, diceva, terra non ne chiedo ai mafiosi``. Un atteggiamento di sfida che non piacque a Michele Navarra, capomafia di Corleone del tempo, il quale aveva provato a logorare il capolega corleonese che non si faceva `` i fatti suoi ``. Nonostante Placido fosse stato messo in guardia anche dal vecchio padre, non cedette, continuò la sua lotta cercando soprattutto di cambiare i rapporti sociali nelle campagne e di eliminare l'intermediazione parassitaria di gabelloti mafiosi, azione che avrebbe portato ad un aumento di produzione e ad una maggiore occupazione. Tra la fine del '47 e l'inizio del '48 diversi segnali accrebbero i timori per una fine tragica del giovane sindacalista, e la sera del 10 Marzo 1948 egli non fece più ritorno a casa. Ma chi assassino' il Rizzotto? I sospetti si concentrarono su Luciano Liggio, poi assolto per insufficienza di prove e il delitto rimase impunito.
Pio La Torre
La lotta passa anche da Corleone: Pio La Torre Dopo il delitto Rizzotto per riorganizzare i lavoratori venne a Corleone il giovane Pio La Torre, che riuscì a ricreare il movimento e a riprendere la lotta occupando i feudi. Il 27 dicembre 1950 l'Assemblea Regionale approvò la legge di riforma agraria. Ma la legge siciliana permise che partecipassero all'assegnazione delle terre i lavoratori agricoli associati in cooperative. Si crearono in questo modo tanti piccoli proprietari che non ebbero più la forza economica di conquistare gli strumenti per trasformare i loro fondi. I contadini corleonesi che avevano lottato, superando la paura dell'intimidazione e della violenza nulla poterono contro la violenza legale dello stato Regione e dello Stato. Gli effetti della riforma agraria furono terribili a Corleone e in tanti altri comuni siciliani. La situazione economica divenne sempre più drammatica e i più combattivi partirono col ``treno del sole`` verso il Nord o l'estero. Chi rimase si trovo' a dover fronteggiare una situazione precaria economicamente e socialmente: o vivere in povertà o sottostare al potere di quei gabelloti, che ormai non contrastati più da uomini come Verro e Rizzotto, potevano agire indisturbati. Tra questi L. Liggio, prima ``picciotto`` del Navarra, e poi in contrasto con il vecchio capo. Uno dei teatri della lotta tra liggiani e navarriani fu contrada ``Piano di Scala``. Seguirono anni di sparatorie, imboscate, sequestri e scomparse di persone. La peggio tocco' ai navarriani e lo stesso Navarra cadde vittima, crivellato dai proiettili sulla S.S.118 il 2/8/1958. La catena di crimini s'interruppe a partire dal 1963 quando le forze dell'ordine procedettero ad arresti massicci e tra questi anche quello di Luciano Liggio.
L'antimafia sconosciuta Nel corleonese, insieme alla mafia, nacque spontaneo il movimento antimafia. Si tratta di quell'antimafia sconosciuta che, oltre ai nomi a noi noti, annovera tanti altri protagonisti che meritano di essere ricordati.
Ognuno di essi, in epoche diverse, hanno mostrato con le loro azioni di voler resistere all'arroganza e alla cieca violenza di Cosa Nostra, pagando con la repressione e l'emarginazione sociale questa `` diversità `` rispetto alla mentalità mafiosa dominante. Oggi non ci sarebbero i piccoli fuochi della società civile a Corleone senza la riscoperta di queste radici antimafiose rappresentate da migliaia di braccianti e contadini poveri che, insieme con i loro dirigenti, hanno lottato a pugni nudi, in condizioni sociali e politiche più difficili di adesso, contro le agguerrite cosche mafiose locali.
Giornale di Sicilia 22 Dicembre '91
La coscienza cresce .... comincia la voglia di riscatto. E' l'ora della R I N A S C I T A Ai primi anni novanta i Corleonesi cominciano a ribellarsi a quella stampa che li ha voluti tutti `` Corleonesi `` con le virgolette per significare mafiosi. Tornano da lontano gli echi dei nostri emigrati che a stento dicono di essere siciliani ma mai si azzardano a dire di essere corleonesi, sarebbe troppo! Basta già dire siciliani! Sono in particolare gli studenti, e gli insegnanti a dire di no! Comincia a risvegliarsi palesemente l'orgoglio dei corleonesi onesti che vogliono riprendersi quell'onore che i mafiosi hanno infangato. Dopo le stragi di Capaci, il 23 Maggio '92, e di via D'Amelio, il 19 Luglio '92, con cui la mafia pensava di aver inferto un colpo definitivo allo Stato, si sentì ancora di più il bisogno di concentrare le forze e di formare una cultura della legalità che potesse sradicare la mentalità e l'azione mafiosa. Nacque spontanea la reazione dei cittadini che, senza guida e senza programmi precisi, mostrarono tutta la loro rabbia e la loro voglia di cambiamento, di rinascita, con manifestazioni, cortei e fiaccolate per le vie delle città. Si celebra la memoria: Piazza Vittorio Emanuele viene intitolata Piazza Falcone e Borselino. Anche i corleonesi, ed i giovani in particolare non rimasero insensibili e, sostenuti dalle istituzioni scolastiche, si organizzarono con cartelloni, striscioni, gridando tutto il loro rifiuto di un triste passato. Presenti giornalisti delle maggiori testate nazionali, i nostri giovani espressero il loro modo nuovo di porsi di fronte al fenomeno mafioso, offrendo così un'immagine diversa, di persone ``civili`` rispettose della legalità e della propria ed altrui libertà. ``Per non dimenticare`` i giovani del distretto scolastico di Corleone, il 23 Maggio, si ritrovano in Piazza Falcone e Borsellino all' appuntamento annuale per la `` Festa di Pace ``. Quale lo scopo? Tenere desta l'attenzione e aumentare la sensibilità perché ``se i riflettori si spengono si rischia di ritornare indietro``.
CORLEONE inizia la sua RINASCITA Tutto il popolo corleonese comincia a crederci sempre più, la coscienza cresce! L'aiuta la scuola, le varie associazioni, i Frati Minori Rinnovati con in testa Fra Paolo, il periodico locale Città nuove, il mondo sindacale e la politica locale.
Festa della Pace
È ora di mobilitarsi, anche contro certa stampa che vuole ancora l'equazione Corleone = mafia I ragazzi del Distretto 11/49 di Corleone festeggiano la Pace e ricordano le stragi.
La stampa internazionale comincia a vedere Corleone con altri occhi e registra quello che di positivo avviene in paese.
Comincia a scalfirsi la triste fama che il Padrino ha procurato.
Catalogo Benetton
Il mondo comincia a guardare con curiosità e occhi nuovi Anche a livello regionale e nazionale il mondo della cultura, quello della politica e i mass media si accorgono che Corleone fa sul serio e si rivolge a queste forze sane aiutando la città nella sua rinascita. Fra gli altri, anche Oliviero Toscani dà una mano e così dedica il Catalogo Benetton (Estate 97) ai ragazzi di Corleone : ``Corleone: da simbolo della mafia a simbolo di rinnovamento, di riscatto civile. Le ragazze e i ragazzi di Corleone guardano al futuro. Sono la nuova generazione di un paese che cambia.``
Rita Borsellino
Marzo 1999 ``Libera``, dopo Roma 1996, Niscemi 1997, Napoli 1998, sceglie Corleone per celebrare la IV giornata della memoria e dell'impegno in ricordo di tutte le vittime delle mafie.
Rita Borsellino incontra i ragazzi della S.M.S. ``G. Vasi`` per un confronto sul tema della legalità.
I ragazzi con tutta la loro spontaneità hanno dato vita ad un vivace dibattito. E quando, in conclusione dell'incontro le è stato chiesto di raccontare un episodio della vita del fratello che potesse essere d'aiuto alla loro crescita civile, lei ha ricordato come, proprio il giorno della strage di Via d'Amelio, il 19 luglio 1992, il fratello si fosse alzato di buon'ora per rispondere alle numerose lettere che gli pervenivano specie dopo l'assassinio di Giovanni Falcone. In particolare stava rispondendo a studenti che lo rimproveravano per non avere accettato il loro invito. Aveva finito di rispondere alla terza domanda che gli era stata posta e stava per rispondere alla quarta quando squillò il telefono: era la madre che lo invitava ad andarla a trovare.
Lasciò così la lettera senza concluderla, la giornata poi seguì il suo corso e tutti sappiamo come finì. Quella lettera lasciata in sospeso è come se fosse un compito che ci è stato assegnato. Tocca a noi completarla con la nostra vita e il nostro impegno
Palco Ciotti
Manifestazione ufficiale alla presenza del Capo dello Stato Oscar Luigi Scalfaro 21 marzo 1999... a Corleone è arrivato un gran numero di persone provenienti da ogni parte d'Italia per partecipare alle varie attività che si sono susseguite ininterrottamente fin dalle prime ore del mattino.
Le manifestazioni, accompagnate nel corso della giornata dalla lettura continua, martellante, drammatica dei nomi delle vittime delle mafie dal 1945 ad oggi, hanno trovato il loro momento culminante nel pomeriggio alla presenza del Capo dello Stato che ha accettato l'invito di Don Ciotti ed ha voluto essere presente a Corleone al termine del suo settennato che era cominciato proprio all'indomani della strage di Capaci. Per dare un peso maggiore alla giornata della Memoria e dell'Impegno, c'erano anche il Presidente della Camera Luciano Violante, il Vice Presidente del Consiglio Sergio Mattarella, il Procuratore Nazionale Antimafia Pier Luigi Vigna, quello di Palermo Gian Carlo Caselli, il Presidente della Commissione Antimafia Ottaviano Del Turco ed il Capo della Dia Alfiero. Dopo il saluto del sindaco di Corleone, Giuseppe Cipriani, gli interventi di Don Ciotti e del Presidente della Repubblica, brevi ma significativi, tipici di chi non ha bisogno di troppe parole per arrivare al cuore del problema ed enunciare un profonda verità. La mafia esiste, dice Don Ciotti, ed anche se sono stati raggiunti grossi risultati nella lotta per debellarla, non illudiamoci di averla sconfitta. Continuiamo quindi la lotta! E riponiamo le nostre speranze, la nostra energia, il nostro impegno nella cura delle nuove generazioni. Semplici e chiare, a conclusione della manifestazione, sono state le parole del Capo dello Stato, che ha voluto sottolineare che sarebbe riduttivo identificare mafia ed attività criminale: ciò significherebbe fermare la propria attenzione sulle sue manifestazioni più esteriori. Occorre invece individuare le radici del male: - Nel mancato rispetto della legalità in tutti i suoi aspetti: ciò è ribellione contro lo Stato e offesa alla società civile; - Nel volere una legalità asservita ai propri interessi particolari e non a quelli di tutta la collettività. Che le giovani generazioni siano pertanto educate al rispetto della legge in tutte le sue forme. Ed è con tale messaggio di speranza e tale compito etico e civile che il Capo dello Stato ha lasciato Corleone.
Ciampi
12 Dicembre 2000: a Corleone c'è aria di libertà Tra ali di folla in esultante attesa spiccano le coccarde tricolori sui grembiulini azzuzzi dei bambini della scuola elementare che, intonando l'inno di Mameli, salutano l'arrivo del Presidente Ciampi
Il `` Convegno Onu sulla criminalità organizzata transnazionale`` vede a Palermo la presenza del segretario Kofi Annan ed i rappresentanti di quasi tutti i Paesi aderenti alle Nazioni Unite. L'evento è storico per l'importanza che rivestono i suoi risultati nella lotta al crimine organizzato in tutto il mondo. Il protocollo prevede anche l'inaugurazione del ``Centro internazionale di documentazione sulla mafia e sul movimento antimafia`` a Corleone ospitato nei locali dell'ex orfanotrofio San Ludovico, un vecchio edificio del 1612 appositamente restaurato per accogliere, assieme al centro, la biblioteca comunale, l'archivio storico del comune, il centro multimediale per i giovani e fungerà anche da centro polivalente per attività culturali, mostre, convegni. Alla manifestazione partecipano il Presidente Carlo Azeglio Ciampi, il vicesegretario dell'Onu Pino Arlacchi, il presidente emerito della Corte Costituzionale Giovanni Conso, il ministro degli interni Enzo Bianco, il presidente della Camera Luciano Violante, il vicepresidente del Senato Giovanardi, il presidente nazionale della commissione antimafia Giuseppe Lumia, il presidente della Regione Vincenzo Leanza, il presidente della Provincia Francesco Musotto, il sindaco di Palermo Leoluca Orlando, grandi personalità quali Nando Dalla Chiesa, Alfredo Galasso, Don Luigi Ciotti il comandante generale dei carabinieri Sergio Siracusa, il vice-capo della Polizia Antonio Manganelli, il Procuratore capo della Repubblica di Palermo Pietro Grasso, il capo del DAP Giancarlo Caselli, il Prefetto Renato Profili, l'arcivescovo di Monreale Pio Vigo e numerosi parlamentari nazionali e regionali.
Lapide San Ludovico
Si inaugura il centro Nel grazie che il sindaco Cipriani ha rivolto alle autorità c'è tutta la commozione di chi sa che il traguardo sta per essere raggiunto soprattutto grazie al sacrificio di tanta gente che ha combattuto Cosa Nostra negli ultimi decenni: ``Oggi possiamo affermare - dice - che Corleone è una terra liberata dalla mafia``

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