Ho accolto con entusiasmo l’invito da parte del vicepresidente Claudio Di Palermo, di visitare il Cidma e la curiosità era tanta. Mi sono resa subito conto che non era un museo, ma un luogo dove si racconta di mafia e se ne parla con il chiaro obiettivo di esorcizzarla e di sensibilizzare il visitatore su come essa stessa sia subdola e a tratti pericolosamente accattivante. Entrando nella stanza dei “Corleonesi”, primeggia su tutte le foto dei boss e dei sicari, quella dei giudici Falcone e Borsellino, simbolo della vera lotta alla mafia. Sentire il racconto di Claudio nel commentare i precisi episodi o i profili dei boss, con dovizie di particolari, ha catturato la mia attenzione, quasi catapultandomi in quei momenti di terrore e di paura. Alcune immagini, tutte autentiche, sono davvero “forti”, drammatiche e ti fanno pensare quanta crudeltà gratuita sia stata al servizio dell’avidità del denaro e del potere e quale sia stata la strategia di terrore della mafia. Visitando queste stanze, con addosso la tuta del gruppo sportivo delle Fiamme Azzurre, a cui sono orgogliosa di appartenere, mi sono sentita ancor più coinvolta ed emozionata. La “stanza dei faldoni” con tutti quei fascicoli e nomi dei boss che occupano un’intera parete, è quella che ti riporta ai più recenti film di mafia e alle cronache nere e che ti fa immergere in un recente passato, che incute ancora paura. Questa visita mi ha fatto comprendere quanto distante sia la Corleone di ieri da quella laboriosa e coraggiosa dei giovani di oggi.
Xenia Francesca Palazzo